Come per altri viaggi l’attesa per la nuova destinazione è ricca di aspettative e speranze, raccolte dai racconti di altri viaggiatori, servizi televisivi, giornali e, non ultimo, le promesse dei cataloghi dei tour operator.
Decidiamo allora di trascorrere la fine dell’anno ed attendere il nuovo in Giordania, tra la fantastica Petra e le altre mete che promettono di non farci rimpiangere scelte diverse.
Optiamo anche per la soluzione più rilassante possibile. Cerchiamo e troviamo una proposta di un famoso tour operator, che ci offre una settimana “tutto compreso”.
Meta iniziale e finale del viaggio è Aqaba, l’unica città Giordana ad avere uno sbocco sul mare, il Mar Rosso, e confinante con la città Israeliana di Eilat. La città oltre ad avere per questo motivo grande importanza strategica, non offre particolari motivi di attrazione. Per richiamare un po’ di turismo è stata realizzata una zona franca (tipo la nostra Livigno) con il risultato di trovarsi in una città piena di negozietti di “cineserie”. Tuttavia la città è anche un buon punto di partenza per due mete interessanti: Petra ed il deserto del Wadi Rum.
Di buon ora partiamo per Petra. L’attesa è tanta e nella mia mente (ma credo anche in quelle dei miei compagni di viaggio) sono scolpite le tante fotografie viste del posto, mentre il brano di sottofondo non può che essere la colonna sonora di Indiana Jones. Il primo aspetto che mi fa capire subito che non sarà proprio la Petra che mi sarei aspettato è dato dal clima. Credo che la Giordania sia uno dei paesi dove piove meno, ma questo non impedisce ad una fitta coltre di nubi di coprire quello che altrimenti sarebbe stato un cielo azzurro intenso, impedendo al sole di insinuare i suoi raggi nelle gole rosso vivo. Tant’è e ringrazio che almeno non venga giù una delle rare piogge!
Altro aspetto che mi rovina la giornata è la folla che percorre con me gli stretti passaggi, ma a questo ero preparato e rassegnato. Quindi entriamo nel sito e ci avviamo a piedi nelle strette gole alla ricerca delle antiche tombe. Parlavo prima di Indiana Jones. Bene in un certo senso anche percorrere le gole tra tante persone, scattare qualche foto e fare attenzione a non essere investiti da cavalli trainanti carretti, cammelli in tandem e cavalli ed asini con turista annesso è stata un’avventura. Il sito è veramente eccezionale, le rocce cariche di ferro con il caratteristico colore, l’intervento umano ancora evidente teso alla raccolta dell’acqua piovana. Infine, girato l’angolo ecco percepirsi quello che chiunque venga qui si aspetta di vedere.
Il profilo della tomba più famosa è li davanti a noi e la stretta gola finalmente si apre in un ampio spazio offrendo lo spettacolo atteso. La prima di una serie di tombe più o meno spettacolari e con diverse caratteristiche architettoniche destinate a rappresentare l’importanza ed il numero di “ospiti”.
Da quel punto in poi Petra e San Marino sostanzialmente si assomigliano parecchio. Piccoli bar (a dire il vero ben integrati nel panorama) venditori di souvenir e servizi vari, ci accompagnano nel resto della visita. Il sito non è stato in origine solo un luogo destinato alla tumulazione dei morti, ma comprendeva anche un insediamento che però è andato completamente distrutto a causa di uno dei tanti violenti terremoti che hanno colpito l’intera nazione.
Tuttavia resistono alcuni resti di un insediamento Romano, che ritroveremo poi in tutta la Giordania.
Con un cielo ancora ben coperto, il giorno dopo partiamo per la seconda meta: il deserto del Wadi Rum. Arrivati al villaggio che fa da porta al deserto,la nostra guida ci procura un po’ di fuori strada e relativo autista con cui avventurarci nel deserto.
Il cielo coperto (che ci regalerà qualche squarcio di sole), un vento decisamente fresco ed il giro sul cassone del fuoristrada non lasciano presagire una giornata confortevole, ma in qualche modo resisto anche grazie ad una compagna di viaggio che mi viene in soccorso prestandomi un provvidenziale kay-way. Anche qui, come aPetra, il colore rosso la fa da padrone. Incontriamo i beduini con piccoli gruppi di cammelli e l’immancabile quanto provvidenziale Bar del deserto dove rifocillarciimmediatamente con un buon tè alla menta bollente. Purtroppo il giro nel deserto è stato tanto rapido quanto deludente. Rapido perché non è durato più di due ore, deludente perché oltre un po’ di incisioni rupestri e una duna che sembrava essere stata messa li dalla pro-loco, non si è visto altro. E pure deve essere un luogo spettacolare con mille siti interessanti. In questo come in altri casi paghiamo lo scotto di essere sotto l’organizzazione del tour operator. Se vi dovesse capitare, sganciatevi dall’organizzazione e rivolgetevi ad una delle tante agenzie di Aqaba che per 45/50€ a persona vi faranno fare un giro molto più ampio con incluso il pranzo.
Alla fine già alle 12,- eravamo in un finto accampamento beduino, in fila tipo mensa, per gustare il solito pollo e/o agnello con riso! Peccato.
Il terzo giorno ci aspetta una tappa di trasferimento verso Amman.
Per fortuna la Giordania non è molto grande (i due terzi sono occupati dal deserto) ed il trasferimento non dura più di quattro ore, al netto delle soste.
Visitiamo l’imponente castello di Kerak, la chiesa ortodossa di San Giorgio e il Monte Nebo dove è morto Mosè.
Da Amman in poi avremo finalmente tempo bello. Con un cielo di un bell’azzurro percorriamo rapidamente la città, che non offre particolare motivi di interesse, per giungere alla Cittadella, antico insediamento che sorge su di una collina e conserva i più antichi resti, ovviamente (anche in questo caso) di origine Romano e Greco.
Proseguiamo poi per un giro dei Castelli del Deserto. Che poi castelli non sono, anche se ne ricordano un po’ la struttura. In realtà, nell’antichità, erano una sorta di primitivo autogrill delle carovane che trasportavano le merci. Luoghi di ristoro prima di proseguire per la meta finale.
Con il nuovo giorno ci aspetta una destinazione molto interessante ed imponente: Jerash. E’ un insediamento (provate ad indovinare!!)… Romano veramente ben conservato. Ci concediamo tutto il tempo necessario per una visita accurata, anche se per noi Italiani, così abituati agli analoghi nostrani, ci sembra più che altro una ripetizione di cose viste e riviste.
Nel rientrare in albergo, ci siamo fermati al castello di tipo militare di Alijun che è stata una delle fortezze militari di Salah al Din.
Ci prepariamo per rientrare ad Aqaba e la meta della giornata prevede una lunga sosta sul Mar Morto, che tanto ci incuriosisce per le sue caratteristiche. Manco a dirlo dove ci portano è un complesso molto moderno, con tanto di piscina, ristorante, spiaggia attrezzata e l’immancabile ristorante. Nonostante non faccia molto caldo, molti non rinunciano a tuffarsi in acqua, per provare l’ebbrezza del facile galleggiamento a causa dell’alta percentuale di sale, oltre che per le proprietà di questo mare ricco di un mix di minerali unico al mondo.
Il fatto di trovarci in un posto attrezzato per il turismo, mi impedisce toccare con mano le caratteristiche della costa e degli accumuli di sale, che potrò vedere solo da lontano. Apprendo inoltre che è un mare che corre il rischio di sparire. Sta infatti calando di livello ad una velocità preoccupante, fenomeno dovuto al diminuire delle precipitazioni e alla modifica del fiume Giordano che lo alimenta, per la costruzione di dighe destinate all’accumulo dell’acqua utilizzata per l’uso civile ed agricolo.
Ormai non ci resta che rientrare in Italia, ma non lo facciamo con lo stesso entusiasmo che avevamo prima della partenza. E’ sempre difficile smettere di essere in vacanza. Proviamo a mitigare la depressione concedendoci una momento di rilassamento regalandoci un “vero” bagno turco, con energico massaggio finale.
Ed eccomi qui ad archiviare anche questo viaggio. Non so se avrò la fortuna di ritornare in Giordania, sicuramente se lo rifarò eviterò di utilizzare un tour operator, preferendo decisamente organizzarmi i tempi ed i luoghi da visitare. La Giordania ed i giordani offrono tutte le garanzia perché questo possa realizzarsi senza nessun tipo di problema particolare. Infine ritengo che la maggior parte del tempo vada riservato proprio a Petra ed al Wadi Rum, che sono le mete per le quali vale veramente la pena di affrontare il viaggio.
Buona Giordania a tutti.